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giovedì 24 settembre 2015

Sopracciglia

Chi non mi conosce bene forse non sa che, prima di subentrare nel ruolo di "figlia dimenticata di Tori Amos" tingendo di rosso l'ammasso di cheratina che mi incornicia il reparto ingranaggi, avevo un'amica immaginaria di nome Lily Collins. Fra tutte le specie di amica immaginaria conosciute al mondo, Lily era una fatina delle sopracciglia, e dunque disponeva di arcate foltissime e sontuose. 
La routine giornaliera prevedeva di entrare in bagno da sola con me stessa e di uscirne allegramente con Lily non molto dopo aver detto "unicorno". Amavo la malizia che incuteva quel piglio rigoglioso, e persino il modo beffardo in cui mi liberava dai fantocci più suscettibili allo sdegnodipintosugliocchi (i quali, immancabilmente: "maccheccel'haiconme?!"-e in effetti, ce l'avrei avuta eccome se non mi avessero lasciata in pace). Io e Lily andavamo d'accordo, ci piaceva confondere i pretendenti. Il nostro era un fascino altero, consapevole, accuratamente studiato. Infine, un giorno se ne andò dal mio specchio e la ritrovai nello schermo del mio cinema preferito. Ancora oggi la penso con affetto, malgrado abbia commesso il grave peccato di non presentarmi a Jamie Campbell Bower. Infatti, le fate delle sopracciglia presentano sempre i Jamie Campbell Bower alle proprie amiche. Anche se, in virtù delle care vecchie leggi biologiche che regolano l'attrazione fisica tra bipedi eterosessuali eccezionalmente estrosi e intelligenti, non dovrei certo biasimarla. 
Ogni tanto mi capita di pensare a quando non potevo uscire dal bagno senza Lily. "In fondo" mi sono detta a un punto non ben specifico di questa storia, "sono solo sopracciglia". Oggi, invece, mi accorgo che non solo erano questo. Erano anche, e soprattutto, polvere per sopracciglia: densa, nebbiosa, abbondante, autoimposta, e perenne. 



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