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venerdì 25 settembre 2015

Miss Carne Fresca


Ho combattuto per strappare un briciolo di decenza ai migliori fra i peggiori scatti del mio personale libro della vergogna, e l'ATPCC (Applicazione Telefonica Per Collage Coraggiosi) lo sa. Chiunque mi conosca e sia malcapitatamente in possesso di altro materiale è pregato di NON POSTARLO senza previa approvazione dell'ATPCC.
In caso di reticenza, ho un manganello e SO USARLO.



La ragione di questi miei lodevoli sforzi è mostrare al web che, pur svogliatamente e burlescamente, sono stata anch'io "Miss Qualcosa", ed in quanto "Miss ...", la mia opinione su questioni che riguardano altre "Miss ..." è assai più attendibile di ciò che si pensi. Pertanto, alla luce della mia saltellante e poco seria esperienza diretta, dirigerò il mio biasimo nei confronti dei più aspri critici della nuova Miss Carne Fresca 2015. Addentrandoci nella taiga del gossip, sono state dette certe amenità, in una risposta della Miss a una domanda sulla storia, che hanno fatto presto a sfociare in un gran bailamme di commenti torcibudella. Di seguito, il colloquio da me riassunto.

QuelTizioFamosoDeiCesaroni:"In che periodo storico ti sarebbe piaciuto vivere?"

Miss: "Il q-quarantadue? Millennnovecentoquarantadue,-ehmgnem-per poter vivere gli anni della Guerra-gnemehm, visto che i libri ne parlano molto-ehmgnem [timido atteggiamento scherzoso] TANTO IO LA GUERRA NON L'AVREI FATTA, SAREI STATA A CASA con la paura di..."

La parte per i polemici a tutti i costi, di cui occasionalmente sono vicepresidente, è adeguatamente posta in maiuscolo. A tutti gli altri, specie a quelli che hanno visto oltre il maiuscolo e compreso che la Miss è stata interrotta proprio mentre cercava di spiegarsi, rivolgo ulteriori considerazioni che si aggiungono a quanto ho già riportato:

Io, a diciotto anni, non sapevo neppure le tabelline. Anzi, non le so nemmeno adesso. Ciò non toglie niente di niente ai 153453424578752 ecceteraecceterapunti del mio QI. Ne toglierebbe, semmai, alla mia belante istruzione. Ad ogni modo, se a quell'età mi avessero schiaffata in televisione e fatto la più elementare delle domande, avrei comunque incassato una gaffe. Il panico dentro di me si sarebbe esternato a rantoli, o tramite costruzioni sintattiche degne di un vestigio uman (in bocca). Chi non ha mai provato l'ebbrezza di essere reso eterno dal mezzo di diffusione più potente del paese non può lontanamente immaginare (perché sì, sono anche stata in televisione): si può perdere letteralmente la facoltà di linguaggio. Ho assistito ad impasse canore del genere "crepitio stridente al posto della voce" e non è stato affatto conciliante osservare in diretta il tracollo emotivo di qualcuno che fino a mezzora prima zampillava di pace e amore. Sono cose che, in una qual certa misura, accadono e rimangono impresse nel firmamento delle figuredimerda. Cose che-per dirla in itagliano-devono essere rise, e non derise.
Sommando quanto sopra con il poco tempo a disposizione per imbastire un discorso che fili, si ottiene solo carne fresca: il cibo degli ignoranti. Perché esistono due specie di ignoranti, e quelli che non conoscono le tabelline sono la varietà più intelligente. La seconda tipologia, ahimè, è composta prevalentemente da creature che non tollerano la più che legittima facoltà di scherzare su guerra, morte o qualunque altra immagine evochi il proprio costipato, nonché ipocrita, disappunto.

giovedì 24 settembre 2015

Sopracciglia

Chi non mi conosce bene forse non sa che, prima di subentrare nel ruolo di "figlia dimenticata di Tori Amos" tingendo di rosso l'ammasso di cheratina che mi incornicia il reparto ingranaggi, avevo un'amica immaginaria di nome Lily Collins. Fra tutte le specie di amica immaginaria conosciute al mondo, Lily era una fatina delle sopracciglia, e dunque disponeva di arcate foltissime e sontuose. 
La routine giornaliera prevedeva di entrare in bagno da sola con me stessa e di uscirne allegramente con Lily non molto dopo aver detto "unicorno". Amavo la malizia che incuteva quel piglio rigoglioso, e persino il modo beffardo in cui mi liberava dai fantocci più suscettibili allo sdegnodipintosugliocchi (i quali, immancabilmente: "maccheccel'haiconme?!"-e in effetti, ce l'avrei avuta eccome se non mi avessero lasciata in pace). Io e Lily andavamo d'accordo, ci piaceva confondere i pretendenti. Il nostro era un fascino altero, consapevole, accuratamente studiato. Infine, un giorno se ne andò dal mio specchio e la ritrovai nello schermo del mio cinema preferito. Ancora oggi la penso con affetto, malgrado abbia commesso il grave peccato di non presentarmi a Jamie Campbell Bower. Infatti, le fate delle sopracciglia presentano sempre i Jamie Campbell Bower alle proprie amiche. Anche se, in virtù delle care vecchie leggi biologiche che regolano l'attrazione fisica tra bipedi eterosessuali eccezionalmente estrosi e intelligenti, non dovrei certo biasimarla. 
Ogni tanto mi capita di pensare a quando non potevo uscire dal bagno senza Lily. "In fondo" mi sono detta a un punto non ben specifico di questa storia, "sono solo sopracciglia". Oggi, invece, mi accorgo che non solo erano questo. Erano anche, e soprattutto, polvere per sopracciglia: densa, nebbiosa, abbondante, autoimposta, e perenne. 



giovedì 14 agosto 2014

Ecco Perché Mi Serve Uno Schiavo

Toh, per qualche remoto caso becco una ricetta su internet che mi sembra sfiziosa-e per sfiziosa intendo abbastanza stuzzicante da convincermi a cucinare seriamente invece di limitarmi, diciamo, ai soliti ceci, fagioli, tonno, aglio, cipolla e barrette Hero Muesly somministrati in un'unica soluzione "perché il dolce smorza il salato". Il nome suona romantico e anche antipaticamente allitterato, ma nonostante questo mi attrae in maniera irresistibile:

RISO ALLE ROSE.

Io, che al momento possiedo (1) una crema per il viso alle rose, (2) un tonico per il viso alle rose, nonché (3) una crema per le mani alle rose, a questo punto non posso ignorare la voce dell'ossessione maniacal-compulsiva che mi incita anche a mangiarmele (magari mentre, dopo essermi avidamente cosparsa di crema e tonico alle rose, contemplo soddisfatta l'opera psicopatica delle mie cancellature a pennarello su vari poster di rose senza disdegnare l'idea, concluso il banchetto, di scagliarvi contro qualche freccetta e, perché no, formare piccoli messaggi minacciosi con le lettere ritagliate da un quotidiano).


E così, cedo.

Il risultato è una specie di grumo insapore condito da un mosto di petali che non mi convince, così decido di arricchire la ricetta aggiungendo un soffritto a base di burro e cipolla (a questo lampo di genio non avevi pensato, eh, donnina maestrina della videoricettina!?). Credo che se il soffritto fosse venuto bene avrei risolto tutti i miei problemi, ma c'è una remota possibilità che, presa da un'importantissima conversazione su Facebook, lo abbia un tantino lasciato appassire più del dovuto. Almeno credo, visto che quando faccio ritorno al fornello, la cipolla ha l'aspetto vago e indistinto di una medusa stecchita. Al che non drammatizzo e decido di ricorrere al vecchio trucco di Nonno Camion-Driver, ovvero aggiungere aglio, sempre, comunque e ovunque tranne che sul gelato. Ne trito meticolosamente uno e lo amalgamo al grumo, che adesso mi fissa con aria pietosa.


Ok, dovrei avere risolto tutto. Inizio il banchetto con la consueta nausea che si manifesta abitualmente quando mangio qualcosa che ho fatto io, ma che altrettanto abitualmente soppianto con impeti ottimistici e deleteri, basati su presunte doti di improvvisazione culinaria che evidentemente NON POSSEGGO. E infatti non sono ancora contenta, così afferro in extremis il tubo della maionese e ci strizzo sopra un bel serpentone, ottenendo un composto abbastanza mangiabile e anche vagamente appetitoso (nonostante i petali di rosa macerati nel Tavernello siano la cosa più amara e nauseabonda che abbia mai provato). Infine, avendo ormai annientato il più timido rimasuglio di poesia, mi abbandono completamente al grezzume acchiappando il vasetto del pesto Barilla-ovvero la cosa più lontana dal pesto che creatura umana possa concepire-e distribuendolo sull'amalgama in quantità più che generose per poi scoprire, subito dopo, che si tratta di un pesto esageratamente salato. Tuttavia, ho ottenuto una gradazione di verde che prima di oggi ero riuscita a intravedere solo in una puntata di X-Files.

In pochi minuti sono riuscita a provare ben cinque piatti diversi e ben cinque gradazioni di gusto, ho cambiato il colore del riso da grigio a verde e ho anche fatto un climax ascendente.

INDICE DEI PIATTI CREATI:
1) Risotto delicato alle rose;
2) Risotto un po' meno delicato alle rose, con delicatissime cipolle;
3) Risotto equilibrato alle rose, con aglio e delicatissime cipolle;
4) Risotto deciso alle rose, con aglio, maionese e delicatissime cipolle;
5) Risotto eccessivamente salato alle rose, con aglio, maionese, delicatissime cipolle e pesto Barilla verde fosforescente.

Signore e Signori,
... Las Tapas Riso Grigio Edition.

[Ecco perché mi serve uno schiavo. Ho assoluta necessità di qualcuno che mi cucini amabili manicaretti e poi lavi le stoviglie mentre io simposieggio sul mio trono-divano.

REQUISITI: silenzioso e schivo; aggraziato, cortese, delicato, ponderato, raffinato, puntuale e in kimono.
Presentare domanda al 666 di Oxford Street. No perditempo; no donne cinesi travestite da uomo e smaniose di compiere gesta eroiche come pulire la mia cucina allo scopo di recuperare l'onore della famiglia Fa. Glazie.]

XOXO,
CLAIRE

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