Pages - Menu

sabato 28 settembre 2013

FF#1, CAP 5: SOTTERFUGI

~Capitoli Precedenti~
1.Stupido Libro!
2.Claire, Carlo e i Verdoni
3.Rio Verduzzo
4.Notte Selvaggia

A seguito di una breve ma intensa esperienza di pre-licenziamento, la voce dell'assistente aveva sviluppato la tipica inflessione imperturbabile di chi gioca a poker in compagnia di un ricco e influente mongoloide. Era come se sul suo contratto troneggiasse una speciale clausola invisibile, che gli imponeva di accogliere le più assurde e strampalate richieste senza tradire la benché minima emozione. Sapeva che, nel caso in cui gli fosse stato chiesto di dare un'occhiata alla foto di un neo peloso o di controllare se nei pressi di Oxford fosse magicamente spuntato un vulcano, avrebbe dovuto sostituire un istintivo "cacchio ma sei normale" con altre quattro parole.
"Un campo da golf" ripeté in modalità asettica. "Certo che ho controllato. E' la quarta volta. Ha bisogno di una mappa, Signor V?".
In tutta risposta ricevette un telefono in faccia.

Stava per prendere parte all'inaugurazione della quarantesima università di Oxford, eppure si sentiva stranamente turbato. Era come se la gente, le strade e lo stesso nome della città fossero stati accartocciati in qualcosa di deforme e anormale. C'era un vulcano ansante al posto di un campo da golf, e a nessuno, dico a nessuno, sembrava strano che il Tamigi avesse un nuovo affluente-le cui acque, per giunta, avevano lo stesso aspetto dello strutto liquido. Oh, aveva deciso: non che non fosse un onore essere stato chiamato a partecipare a un progetto sul cinema internazionale-e per di più, aveva messo il faccione su un bel pacco di locandine-ma se la sarebbe svignata non appena terminato il discorso.
Fece per richiamare l'assistente, ma fu interrotto dall'approccio di un distinto signore in barba e tunica grigiastri.
"Salve. Onorato di fare la sua conoscenza" disse questi in modo un po' sbrigativo. Si accompagnò con un accenno di riverenza tanto lusinghiero quanto datato. Subito dopo, con un gesto gentile, lo cinse delicatamente e lo avviò verso il corridoio. "Prego, da questa parte."
Il Signor V lo seguì, rassegnato a farsi mostrare l'ennesima disposizione di mirtilli e frutti di bosco ispirata alla Regina o alla bandiera inglese, ma improvvisamente i suoi piedi inciamparono in qualcosa di viscido e lamentoso.
"Ecco che cosa succede a rimanere indietro, Gorg" mormorò il signore barbuto, sollevando una specie di piccola lucertola da terra e agitando l'ossuto dito contro di lei. "Resta sulla mia spalla, o procedi al mio passo!"
Il Signor V decise di fermarsi a riflettere un attimo, l'espressione dubbiosa ancora più turbata e gli occhietti puntati ora sul suo accompagnatore, ora su quello strano rettile da compagnia. Gandalf, che stava proseguendo, tornò immediatamente indietro a recuperarlo.
"Mi scusi" intervenne, toccandolo. Mise in mostra la dentiera grigia, preoccupandosi di avere un aspetto rassicurante. "Non penso di essermi ancora presentato. Sono..."
"Ma certo!" lo fermò lui, colto da un'illuminazione rincuorante."Lei ha recitato in Harry Potter. Oh, ma come ho fatto a non riconoscerla?"
Gandalf sghignazzò falsamente, sforzandosi di ignorare un improvviso e irrefrenabile senso di prurito alla nuca.
"Mi stavo chiedendo se potessimo scambiarci quattro chiacchiere in privato, su questioni, ecco, di lavoro."
Gli occhietti del Signor V si spalancarono di soddisfazione. Un collega con cui parlare di lavoro, e magari realizzare un progetto. Finalmente uno sprazzo di normalità.
"Certamente. Ho giusto una ventina di minuti prima del discorso del Rettore. Farò un mio intervento, forse ha saputo dalle locandine..."
Si allontanarono dalla folla, lungo l'immenso corridoio che portava ai piani superiori.
"Mi piacerebbe mostrarle l'Università, mentre parliamo."
"Con immenso piacere, Signor Silente!"
"Ah-ah-ah-ah! Lei è davvero spiritoso, sa?"
Le voci si dissolsero gradualmente nel brusio generale, poi, durante i primi applausi al discorso del Rettore, vi fu il suono lieve e ovattato di una chiave che chiudeva una serratura. Vi fu anche un principio di urla, e un silenzio di tomba quando gli applausi si spensero e l'esimio Carlo Verdone venne invitato a parlare.



Luigi Colla, proprietario dell'Emporio Superstucco, era anziano quanto un fossile di dinosauro ed erano in molti a pensare che stesse ormai per tirare le cuoia. La lucidità mentale, si diceva, gli aveva dato il primo, definitivo segnale di abbandono quando aveva deciso di assegnare al figlio Lucien la gestione del patrimonio e dell'intero Emporio. Lucien era ritenuto un inetto da circa metà della clientela in possesso di piene facoltà mentali. L'altra metà si limitava, occasionalmente, a ridere sotto i baffi mentre questi arrancava da un ripiano a un altro, solitamente dopo aver sbattuto gli stinchi o il nervo occipitale contro qualche angolo recondito del magazzino. Si raccontava che, addirittura, fosse stato circonciso in seguito a uno di quegli incidenti, e che da allora si comportasse in modo ancora più schivo e bizzarro. Quella notte, ad esempio, indossava una ridicola mantella verde con il cappuccio alzato, e si trascinava appresso una grande borsa da donna a motivi floreali. L'andatura tremante e malferma tradiva la risolutezza ostinata di qualcuno che voleva indietro le proprie parti basse e, al contempo, cercava disperatamente di non farle suonare.



I minuti che avevano preceduto le minacce efferate e gli scherzetti magici erano stati dolci e passionali, ricordò. La Signorina Claire lo aveva invitato a cena da lei e gli aveva preparato una deliziosa zuppa di fagioli. Successivamente, l'appuntamento aveva preso le sembianze di un film horror dagli accenti trash, e sarebbero passati dei mesi prima che potesse interamente riprendersi dallo spavento.
Quella mattina, LEI era tornata a reclamare il malloppo.
Ciò che i clienti avevano scambiato per una crisi improvvisa di pianto isterico era stato, lo aveva capito, un subdolo tentativo di azzannarlo al collo. Grazie ai pronti riflessi era riuscito a tenerla buona regalandole un barattolo di vernice viola e mollandole una frase di circostanza, ma sapeva che non le sarebbe bastato. Avrebbe dovuto pagarla, darle tutto quanto.
Era il solo modo per liberarsene, e l'unico che gli avrebbe restituito la sua cara dignità mascolina.
Gli era rimasto soltanto il coraggio.
Si acquattò tremante, oltrepassò il viale, urlò a causa della vista di una cimice e si avviò sul retro della casa, deciso ad abbandonare la borsa in un angolo del giardino pur di non trovarsi di nuovo al cospetto di Satana. L'ampio salotto era acceso di luci al neon, che Claire aveva fatto installare appositamente per le lezioni, immaginò, e la musica techno si accorpava a vari rumori di fondo, tra cui le esclamazioni sudaticce di un paio di attempati neo-allievi.

"Un-due! Un-due! Muovi quel bacino dottore, HOP HOP!"
"N-non ce la facc..."
"Certo che ce la fai! Andiamo, stira il polpaccio, così!"

Approfittando delle urla di dolore di uno degli allievi, riuscì a far passare la borsa attraverso una finestra semiaperta. Sgattaiolando via, imprecò per aver urtato un rastrello e zoppicò nuovamente verso l'Emporio Superstucco.
Aveva un sacco di barattoli da risistemare.

Nessun commento:

Posta un commento

Toh, si può scrivere anche qui!

Followers

Pages - Menu

Blogger templates