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lunedì 29 aprile 2013

Fancy Fiction #1: UNA RELAZIONE...

Non so voi, ma aprile è un mese particolarmente infruttuoso per le tasche della sottoscritta, la quale si ostina a scegliere (e più volentieri a farsi scegliere) portafogli di dimensioni e capienza pari al cranio di Carlo Verdone, il quale finish lucido, unito a sfarzosi dettagli fucsia, tradisce una fallace opulenza. Già.
Se in questo momento vi state chiedendo che cosa abbia un finish lucido tra il mio portafogli e il cranio di Carlo Verdone, sappiate che nemmeno io lo sapevo finchè non ho aggiunto la cosa dei dettagli fucsia. Come ben dedurrete, a differenza del mio lussuoso ma semivuoto portaspiccioli, la capoccia del nostro Carlo è ben stipata di denaro sonante così come le più oscure profondità del suo santo deretano. Immagino che ciò eserciti una certa attrattiva su quella parte di universo femminile che considera il potere un sottogruppo del fascino. 
Nei recessi di quell'universo, ovviamente, c'è anche Claire.

FF #1: UNA RELAZIONE PERICOLOSA
CAPITOLO UNO: STUPIDO LIBRO!
Non c'è niente di meglio di una pennellata di colore per ravvivare una parete e risollevare il morale, le aveva detto il commesso dell'Emporio Superstucco. Quasi stentava a crederci: ben due anni di incondizionata fedeltà e al primo, involontario sfogo isterico lui l'aveva mandata a casa con in mano un barattolo di vernice viola. All'uscita, una vecchina aveva tentato di rincuorarla porgendole un fazzoletto di stoffa con dentro una cosetta tutta secca che aveva la tipica aria di chi è passato dalla vita alla morte tramite un lento e doloroso processo. Claire se ne era accorta un istante dopo avervi soffiato dentro, era inorridita e poi, squittendo, lo aveva lasciato cadere. Nel frattempo la vecchia, il cui stupore era mutato in un'espressione accigliata, si era allontanata provando un improvviso e inspiegabile interesse verso un bidone della spazzatura.

Casa, dolce casa. Il silenzio in quattro mura stanche. Lo si poteva sentire avvolgersi al volto, lisciare i capelli e scendere fino alle dita dei piedi ogni volta che, nude, si posavano sulle piastrelle prima di incontrare le lenzuola fresche. Una carezza talmente dolce da trasformare i singhiozzi in un pianto soave e disteso. Ogni sera, Claire liberava il cuore su un cuscino che non sembrava mai asciugarsi, mentre con la mente precipitava, si rigirava, si perdeva in un abisso di ricordi affilati senza mai riemergere. Dio solo sa quanto avesse pregato di poter chiudere gli occhi senza che quel volto le apparisse, ma non poteva evitare di rimanere soggiogata e stupidamente ferita da quel ricordo, un uomo con le labbra arrotondate in un secco "no".


"No, Claire. L'anello ... non devi metterlo mai".

Oh, Gandalf. Perché se ne era dovuto andare? E perché caspita si era portato via il suo anello di fidanzamento, ventiquattro maledetti carati con tanto di incisione in arabo?
Richiuse gli occhi e cercò di addormentarsi. A dispetto di ciò che le aveva detto il commesso, ripensare al buffo incidente avvenuto quella mattina di fronte all'Emporio le tirò decisamente su il morale.

All'angolo della strada, un bidone della spazzatura discuteva animatamente con una signora sull'ottantina.
"Sei pazza?! Dovevi farglielo portare a casa, non certo imbrattare come uno straccio da latrina!". La voce si fece più acuta e lagnosa. "Il mio Gorg, che fine indegna gli hai fatto fare! Ucciso da un...". ebbe un attimo di esitazione, per poi esplodere in un impeto di rabbia: "...d-da un grumo di muco!".
"Su questo punto temo di doverti contraddire, Carlo caro". La vecchia era seduta su uno sgabello di plastica piuttosto minuto, appartenente al reparto ristorazione dell'Emporio Superstucco. Sul piccolo schienale si intravedevano un adesivo rosa malva, recante una scritta sbiadita, e una minuscola impronta di sugo.
"Che intendi dire, vecchia?!" crepitò la voce, stizzita.
Lei estrasse un tomo dalla borsa. "Il fazzoletto era tutto a grinze, avevo pensato di tenerlo in bella piega..." sospirò rassegnata "... all'interno di questo libro."
Il bidone spalancò gli occhi, facendo sobbalzare il coperchio. "Ma quello... quello è il Sabatini-Coletti!"
"Esattamente"
La voce riemerse da un attimo di interdizione. "Tu...t-tu dici che è il motivo per cui lui è così..."
"Spiaccicato. Sì." terminò la vecchia, i cui pollici ed indici adesso erano meticolosamente serrati ai lembi esterni di un fazzoletto con su attaccata, dietro a una discreta quantità di moccio, la sagoma accartocciata di un piccolo essere semitrasparente.
Il coperchio si sollevò in aria, spinto in alto dal vapore grigiastro di un ennesimo accesso d'ira. "Come hai potuto farti venire un'idea così scema! Oh, i miei piani potevano già essere sul punto di realizzarsi, il piccolo Gorg si sarebbe infilato come un lampo nella manica di quella sciocca appena prima che ella aprisse il fazzoletto, e una volta perlustrato il suo corpo avrebbe perlustrato la sua casa, trovando l'anello e portandocelo! Ah, ma non ha potuto, non ha potuto farlo, perché tu, senza accorgertene...". Una figura scura e robusta si levò dal contenitore argenteo, lanciando fiamme dagli occhietti rossi. "Tu lo hai essiccato all'interno di uno stupido libro!"
"Non sapevo niente di Gorg" si giustificò la donna. Quel Carlo aveva il brutto vizio di non spiegare mai le cose. Da quando lui e il suo ex-mostriciattolo si erano stabiliti a casa sua non facevano altro che spadroneggiare e benchè non ne andasse fiera, al momento si sentiva felice di aver accidentalmente fatto fuori uno dei due. Si alzò impettita con tutta l'intenzione di andarsene, quando Carlo le balzò accanto, avvicinando gli occhi allo schienale del piccolo sgabello Superstucco. "Che cosa vedo qui? Su questo sgabello c'è scritto Claire!"
Eugenia era più portata a credere che l'uomo stesse cedendo i suoi ultimi atomi di lucidità ad un galoppante disturbo ossessivo, ciononostante i suoi occhi si posarono incuriositi sul grazioso adesivo rosa.

Continua QUI (è bene che lo sappiate). 
Claire

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